Sophia Antipolis La Silicon Valley francese Celebra i 50 Anni. E l’Italia?
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Sophia Antipolis è un parco tecnologico che quest’anno celebra i suoi 50 anni.
Questo luogo costituito alla fine degli anni ’60 è un centro di innovazione e alta tecnologia nel cuore della natura.
Si tratta infatti di un vero e proprio parco, di 24 chilometri quadrati, costituito al 90% di spazi verdi, all’interno dei quale fanno capolino gli edifici che ospitano le varie aziende. Qui ci sono 2.500 aziende che danno lavoro a 38.000 persone, di cui 5000 ricercatori, generando un fatturato annuale di 5,6 miliardi di euro, l’equivalente del fatturato turistico della Costa Azzurra.
Negli anni sono arrivate qui aziende sempre più importanti, francesi e non, Air France, Toyota, IBM, Huaweii, e nel 2017 anche Renault che ha istituto qui il suo centro di Ricerca e Sviluppo.
A Sophia Antipolis ha sede anche un’università, la SophiaTech, in cui studiano anche molti italiani. Si tratta della terza comunità più estesa dopo quella francese e araba.
Pensate che questo luogo è nato, su suggerimento dello scienziato francese Pierre Laffitte, con l’ambizione di non essere un mero polo tecnologico, ma di simboleggiare una sfida per la società, per ospitare e stimolare dibattito scientifico e tecnologico, facilitare contatti tra persone di diverse realtà e creare un forte legame tra il concetto di di “sapere” e “saper fare”.
Pensate che l’ambizione di questo parco era quella di divenire la “Firenze rinascimentale del XXI° secolo”.
Ecco… la Firenze rinascimentale del XXI secolo… nell’entroterra della Costa Azzurra …
Non vorrei sembrarvi troppo nazionalista, chi mi conosce sa che non lo sono per niente, ma di fronte a una frase del genere qualcosa devo dire.
Insomma, penso che l’Italia, che è un luogo storicamente ricco di persone creative in tutti settori, forse sia rimasta un po’ indietro dal punto di vista dell’innovazione e ricerca e sviluppo.
Ma non è mai troppo tardi.
Dovremmo prendere esempio da realtà come Sophia Antipolis e investire di più in ricerca e sviluppo per evitare che i giovani se ne vadano dal nostro paese. Permettiamogli invece di creare valore a partire proprio dal nostro territorio per poi esportarlo in tutto il mondo e attirare da noi nuovi cervelli, invece di farli fuggire.